Settimana del salterio

venerdì
19 Aprile, 2024

9 settembre

BEATO FEDERICO OZANAM

Memoria obbligatoria in Francia

Il Beato Federico Ozanam nacque a Milano il 23 aprile 1813, ma ha trascorso quasi tutta la vita in Francia. Fu tra i fondatori delle “Conferenze di san Vincenzo de’ Paoli” per l’assistenza ai poveri, e si impegnò grandemente nella loro diffusione. Ne fu anche vicepresidente. Professore all’Università della Sorbona a Parigi, si distinse per scienza, e attraverso la cultura sostenne e comunicò le verità della fede. Sposato, fu un ottimo padre, e fece della sua famiglia una piccola Chiesa. Visse in profondo contatto con Dio e fu di esempio nella pratica delle virtù cristiane. Morì a Marsiglia, dopo lunga malattia, l’8 settembre 1853. È stato beatificato dal papa Giovanni Paolo II il 22 agosto 1997.

Dal Proprio del Tempo con salmodia del giorno dal salterio, eccetto quanto segue.

Invitatorio

Ant. Nella memoria del Beato Federico Ozanam, lodiamo il Signore nostro Dio.

Salmo invitatorio come nell’Ordinario (pp. 301302).

Ufficio delle letture

Inno

Gerusalemme nuova,

immagine di pace,

costruita per sempre

nell’amore del Padre.

Tu discendi dal cielo

come vergine sposa,

per congiungerti a Cristo

nelle nozze eterne.

Dentro le tue mura,

risplendenti di luce,

si radunano in festa

gli amici del Signore:

pietre vive e preziose,

scolpite dallo Spirito

con la croce e il martirio

per la città dei santi.

Sia onore al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo,

al Dio trino ed unico

nei secoli sia gloria. Amen.

Seconda lettura

Dalle Lettere del beato Federico Ozanam (A Louis Janmot, 13 novembre 1836. Da Lettres de Frédéric Ozanam. Lettres de jeunesse, pp. 243244).

I poveri li abbiamo davanti

I santi erano pazzi d’amore. Il loro amore smisurato abbracciava Dio, l’umanità, la natura e, considerando che Dio si era fatto povero per vivere sulla terra, che una gran parte dell’umanità è povera, e che la natura stessa, pur nella sua magnificenza, è povera, in quanto soggetta alla morte, anch’essi hanno voluto essere poveri: è proprio dell’amore rendersi simile, per quanto è possibile, alle cose amate.

E noi, amico carissimo, non faremo nulla per assomigliar­ci a questi Santi che amiamo, e ci accontenteremo di lamentarci della freddezza del tempo presente, mentre ciascuno di noi porta in cuore un germe di santità che, al solo volerlo, potrebbe sbocciare? Se non sappiamo amare Dio come i Santi lo amavano, ciò deve essere per noi motivo di rimprovero, anche se la nostra debolezza potrebbe vedervi un motivo di scusa, dato che sembra che per amare occorre vedere, e noi vediamo Dio solo con gli occhi della fede, e la nostra fede è così debole! Ma gli uomini, i poveri, li vediamo con lo sguardo umano, li abbiamo davanti, possiamo toccare con mano le loro piaghe e scorgere le ferite della corona di spine sulla loro fronte. Allora non possiamo non credere, dobbiamo gettarci ai loro piedi e, con l’apostolo, dire loro: Mio Signore e mio Dio! Voi siete i nostri padroni e noi i vostri servi, voi siete l’immagine sacra di questo Dio che non vediamo, e, non potendolo amare in altro modo, lo ameremo nella vostra persona. Se nel medio evo la società malata non poté essere guarita che per una grande effusione d’amo­re da parte soprattutto di San Francesco d’Assisi, e se più tardi nuovi dolori richiesero l’intervento della mano soccorrevole di San Filippo Neri, di San Giovanni di Dio e di san Vincenzo de’ Paoli, quale bisogno non c’è oggi di carità, di donazione, di pazienza per sanare le sofferenze di que­sta povera gente, più povera che mai, per avere rifiutato il nutrimento dell’anima proprio quando le veniva a mancare il cibo materiale?

Il problema che divide gli uomini d’oggi non è un problema di ordine politico, è un problema sociale. Si tratta di sapere chi risulterà vincitore: se lo spirito di egoismo o lo spirito di sacrificio; se la società sarà una società di sfrutta­mento sempre maggiore a profitto del più forte, o una consacrazione di ognuno al bene di tutti e soprattutto per la difesa del più debole. Molti hanno troppo e vogliono avere an­cora di più; altri non hanno abbastanza, o non hanno nulla, e vogliono prendere con la forza ciò che non viene dato loro. Si prepara una guerra tra queste due categorie; e minaccia di essere terribile: da una parte la potenza della ricchezza, dall’altra la forza della disperazione. Noi dovremmo interporci tra queste due parti, se non per impedire, almeno per attutire lo scontro. E la nostra gioventù, la nostra condizione modesta può renderci più facile il compito di mediatori, che la nostra condizione di cristiani ci fa sentire obbligatorio. Ecco l’utilità possibile della nostra Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli.

Tu hai già fatto un’opera eccellente fondando una Conferenza a Roma, dove, guidato dal tuo intuito meraviglioso, hai visitato i poveri malati francesi negli ospedali di quella città. Dio ti darà la benedizione che ha già dato alla creazione iniziale: crescete e moltiplicatevi. Ma non basta crescere; a misura che la Conferenza si estende, bisogna rafforzare la comunione di ogni parte con il centro.

Responsorio        1 Gv 4, 16. 7

R.  Noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi. * Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in lui.

V.  Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio.

R.  Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in lui.

Oppure

Dalle Conferenze spirituali di san Vincenzo de’ Paoli, sacerdote (Opere, Conferenze ai Preti della Missione, Roma 2008, SVit X, 26; 71; 311).

Il Figlio di Dio ci è raffigurato nei poveri

Non devo considerare un povero contadino o una povera donna dal loro aspetto, né dalla loro apparente mentalità; molto spesso non hanno quasi la fisionomia, né l’intelli­gen­za delle persone ragionevoli, talmente sono rozzi e materiali. Ma rigirate la medaglia, e vedrete alla luce della fede che il Figlio di Dio, il quale ha voluto esser povero, ci è raffigurato da questi poveri. Egli non aveva quasi le sembianze d’uo­mo nella sua passione, e fu giudicato pazzo dai gentili, e pietra di scandalo dai giudei; eppure Egli si qualifica l’evan­ge­lizzatore dei poveri. Evangelizzare pauperibus misit me.

O Dio! Quanto è bello vedere i poveri, se li consideriamo in Dio, e con la stima che Gesù Cristo ne aveva! Ma se li guar­diamo secondo i sentimenti della carne e dello spirito mondano, ci sembreranno disprezzabili. Il Figlio di Dio, non potendo avere sentimenti di compassione nello stato di gloria che possiede da tutta l’eternità in cielo, volle farsi uomo e divenire nostro pontefice per compatire le nostre miserie. Per regnare con Lui in cielo, dobbiamo compatire, come Lui, i suoi membri che sono sulla terra.

I missionari, più di tutti gli altri sacerdoti, devono esser pieni dello spirito di compassione, essendo obbligati, per il loro stato e la loro vocazione, a servire i più miserabili, i più abbandonati e i più oppressi dalle miserie corporali e spirituali.

Prima di tutto, devono sentirsi commossi al vivo e afflitti in cuor loro per le miserie del prossimo. In secondo luogo, questa pena e compassione deve apparire esternamente sul loro volto, ad esempio di Nostro Signore che pianse sulla città di Gerusalemme, minacciata da calamità.

In terzo luogo, bisogna usare parole compassionevoli che dimostrino al prossimo che sentiamo come nostre le sue gioie e le sue pene. Infine bisogna soccorrerlo e assisterlo per quanto si può, nelle sue necessità e miserie, cercando di liberarlo in tutto o in parte, perché la mano deve essere, per quanto è possibile, conforme al cuore. Dio ama i poveri e di conseguenza ama coloro che amano i poveri; perché quando si ama molto una persona si sente affetto anche per i suoi amici e per coloro che la servono.

Ora, poiché noi della piccola Compagnia della Missione ci sforziamo di dedicarci con affetto al servizio dei poveri, che sono i prediletti di Dio, abbiamo ragione di sperare che, per amore loro, Dio ci amerà. Coraggio dunque, fratelli, dedichiamoci con rinnovato amore al servizio dei poveri, cerchiamo anzi i più miserabili e più abbandonati. Riconosciamo dinanzi a Dio che sono essi i nostri signori e padroni e che non siamo degni di prestare loro i nostri umili servizi.

Responsorio        1 Gv 4, 19. 21; Rm 5, 5

R.  Noi ci amiamo, perché Dio ci ha amati per primo. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: * chi ama Dio, ami anche il suo fratello.

V.  L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato:

R.  chi ama Dio, ami anche il suo fratello.

Orazione

O Dio, che hai ispirato il beato Federico Ozanam, infiammandolo del tuo spirito di carità nel promuovere associazioni di laici per l’assistenza ai poveri, concedi a noi, a suo esempio, di attuare il tuo comandamento di amore, per essere lievito nel mondo in cui viviamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Lodi mattutine

Inno

O Cristo, Verbo del Padre,

re glorioso fra i santi,

luce e salvezza del mondo,

in te crediamo.

Cibo e bevanda di vita,

balsamo, veste, dimora,

forza, rifugio, conforto,

in te speriamo.

Illumina col tuo Spirito

l’oscura notte del male,

orienta il nostro cammino

incontro al Padre. Amen

Lettura breve        1 Cor 13, 47

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

Responsorio breve

R.  Beato chi ha cura del debole: * nel giorno della sventura il Signore lo libera;

beato chi ha cura del debole: nel giorno della sventura il Signore lo libera.

V.  Il Signore lo farà vivere beato sulla terra,

nel giorno della sventura il Signore lo libera.

  Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Beato chi ha cura del debole: nel giorno della sventura il Signore lo libera.

Ant. Ben. Da questo sapranno che siete miei discepoli,

se avrete amore gli uni per gli altri.

Invocazioni

Rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera al Dio di misericordia e di amore, perché accresca nella sua Chiesa l’ardore per l’evangelizzazione e il servizio dei poveri:

Rendici testimoni e annunciatori della tua salvezza.

Dio di bontà, fa’ che questo nuovo giorno sia pieno di opere di carità fraterna,

        e coloro che incontreremo ricevano da noi un messaggio del tuo amore.

Tu che ci hai resi partecipi della missione profetica del Cristo,

        fa’ che annunziamo con le parole e le opere le meraviglie del tuo amore.

Perdonaci, Signore, se non ti abbiamo conosciuto nei poveri, negli infelici, negli emarginati,

        e se abbiamo oltraggiato il tuo Figlio in questi nostri fratelli.

Manda su di noi il tuo Spirito,

        perché la nostra carità sia autentica e senza ipocrisia.

Padre nostro.

Orazione

O Dio, che hai ispirato il beato Federico Ozanam, infiammandolo del tuo spirito di carità nel promuovere associazioni di laici per l’assistenza ai poveri, concedi a noi, a suo esempio, di attuare il tuo comandamento di amore, per essere lievito nel mondo in cui viviamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Vespri

Inno

Gesù premio e corona

dei tuoi servi fedeli,

glorifica il tuo nome.

Concedi alla tua Chiesa,

che venera il beato Federico,

la vittoria sul male.

Seguendo le tue orme

sulla via della croce,

egli piacque a Dio Padre.

Sapiente e vigilante,

testimoniò il vangelo

in parole ed opere.

Dalla città dei santi,

dove regna glorioso,

ci guidi e ci protegga.

A te, Cristo, sia lode,

al Padre ed allo Spirito

nei secoli dei secoli. Amen.

Lettura breve        1 Pt 3, 89

Siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili. Non rendete male per male né ingiuria per ingiuria, ma rispondete augurando il bene. A questo infatti siete stati chiamati da Dio per avere in eredità la sua benedizione.

Responsorio breve

R.  Siete miei discepoli, * se vi amate gli uni gli altri.

Siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri.

V.  Tutti lo riconosceranno:

se vi amate gli uni gli altri.

  Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo

Siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri.

Ant. Magn. Quello che avrete fatto

al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me.

Venite, benedetti del Padre mio,

ricevete il regno preparato per voi dall’inizio del mondo.

Intercessioni

Riuniti nella memoria del beato Federico Ozanam, e ricordando il suo amore per i fratelli più poveri, rivolgiamo al Padre la nostra preghiera con il cuore pieno di gioia, e diciamo:

Donaci il tuo amore, o Signore.

Unisci nella carità coloro che mangiano lo stesso pane della vita,

        perché la Chiesa si edifichi nell’unità e nella pace.

Tu che ami gli uomini, rendici disponibili all’aiuto fraterno, secondo il tuo comandamento,

        perché risplenda più viva ad ogni uomo la luce della salvezza.

Illumina con la tua sapienza le assemblee legislative,

        perché facciano leggi giuste e sante.

Proteggi quanti si sono consacrati al servizio dei fratelli,

        fa’ che compiano la loro missione nella libertà e nella pace.

Tutti coloro che si sono applicati a riconoscere e ad amare la tua presenza nei fratelli poveri,

        possano contemplarti senza veli nel tuo regno eterno.

Padre nostro.

Orazione

O Dio, che hai ispirato il beato Federico Ozanam, infiammandolo del tuo spirito di carità nel promuovere associazioni di laici per l’assistenza ai poveri, concedi a noi, a suo esempio, di attuare il tuo comandamento di amore, per essere lievito nel mondo in cui viviamo. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

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