30 agosto
BEATO ghebre MICHAEL
SACERDOTE E MARTIRE
Memoria obbligatoria in Eritrea ed Etiopia
Nato in un villaggio del Goggiam, in Etiopia, nel 1791, e dotato di acuta intelligenza, si adoperò nella ricerca della verità e la trovò in tutta la sua pienezza con l’aiuto di S. Giustino De Iacobis, il quale lo accolse nella comunione della Chiesa Cattolica. Perseguitato, resisté con fede salda e dallo stesso De Iacobis fu ordinato sacerdote il 1° gennaio 1851. Soggetto a nuove persecuzioni, morì il 13 luglio 1855. Fu beatificato il 3 ottobre 1926.
Dal Proprio del Tempo con salmodia del giorno dal salterio, eccetto quanto segue.
Invitatorio
Ant. Venite, adoriamo il re dei martiri Cristo Signore
Salmo invitatorio come nell’Ordinario (pp. 301302).
Ufficio delle letture
Inno
Gerusalemme nuova,
immagine di pace,
costruita per sempre
nell’amore del Padre.
Tu discendi dal cielo
come vergine sposa,
per congiungerti a Cristo
nelle nozze eterne.
Dentro le tue mura,
risplendenti di luce,
si radunano in festa
gli amici del Signore:
pietre vive e preziose,
scolpite dallo Spirito
con la croce e il martirio
per la città dei santi.
Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen
Seconda lettura
Dal racconto del martirio del beato Ghebre Michael, sacerdote (dalla relazione scritta da san Giustino De Iacobis al Cardinale Prefetto della S. Congregazione di Propaganda Fide, il 30 novembre 1856: Annales de la Congr. de la Mission 23 [1858], pp. 343353).
Ricercò costantemente la verità
Abba Ghebre Michael era un’insigne figura d’Etiopia, dotato di intelligenza acuta, retto, tutto d’un pezzo, alieno da faziosità. Dopo una riflessione personale sulla fede protratta per circa mezzo secolo, appena neofito si recò a Roma nel 1841 come legato presso il Sommo Pontefice. A Roma scoprì finalmente quella verità che era stata per lui oggetto di studio quotidiano. Da allora la sua adesione di mente, di cuore e di azione alla vera fede fu così forte che già nel 1844 poté professarla in carcere, al tempo della prima persecuzione scatenata dall’Abuna Salama contro i neocattolici di Etiopia. Da quel momento, ancora, la sua vita fu tutta consacrata alla preghiera, all’istruzione cattolica e alle controversie dottrinali, coronate da ottimi successi. Chi, dunque, più meritevole di lui del sacerdozio? Mi ritengo felice di aver conferito proprio a lui, per la prima volta in vita mia, la dignità sacerdotale.
Catturati insieme, io e lui, a Gondar il 15 luglio 1854 e rinchiusi in due prigioni separate, solo al termine di quello stesso giorno potemmo scambiarci qualche parola. Quell’intrepido atleta fu percosso a lungo nel carcere con bastoni e pugni dai seguaci dell’Abuna. Dopo cinque mesi fu portato al campo del principe Cassa e lì, davanti al tribunale e a una grande folla, con meravigliosa fortezza dette nobile testimonianza di fede. Vinti tutti gli argomenti che gli venivano opposti per farlo cedere, fu condannato a morte. L’esecuzione però fu rimandata e intanto due robusti soldati, per ordine del principe Cassa, percossero ripetutamente il martire sulla bocca, mentre egli ad alta voce e con bellissime espressioni ripeteva la professione dogmatica di S. Leone Papa e del Concilio di Calcedonia sulle due nature in Cristo. Resisté in questo modo fino a quando i suoi stessi torturatori non ce la fecero più per la stanchezza. Tutti ormai credevamo che la vittima fosse a pezzi quando, fra lo stupore generale, il vecchio si rialzò e cominciò a camminare senza alcun appoggio: sul suo volto era scomparsa ogni traccia dei tormenti subiti, anzi, il suo occhio brillava di luce meravigliosa. Dopo di che fu riportato in prigione.
Due giorni dopo iniziò un lungo viaggio, che doveva durare, attraverso aspri cammini, e con le catene ai piedi, ben due mesi, al seguito dell’esercito che il principe Cassa aveva spedito contro il principe di Scioa. Dovette comparire una seconda volta in tribunale, presieduto dal principe insieme con l’Abuna Salama, davanti a tutto l’esercito. Interrogato, rinnovò la sua professione di fede. Fu di nuovo condannato a morte e immediatamente condotto al luogo del supplizio per essere ucciso mediante fucilazione. Ma la folla si commosse e, piangendo, chiese per lui la grazia al principe e l’ottenne. Era così straziato dalle percosse che gli sopravvenne il mal di stomaco, seguito dalla dissenteria. I soldati, pieni di ammirazione, non lo chiamavano più col suo nome, ma con quello di Chedus Ghiergis, cioè San Giorgio. Secondo i racconti popolari etiopici, questo santo ben sette volte perse la vita per la fede e altrettante la riebbe. Si direbbe che il Signore abbia voluto confermare a Ghebre Michael l’auspicio insito nel nome che gli avevano dato i soldati; infatti, il 13 luglio, giorno che il calendario etiopico consacra al ricordo mensile di quell’antico martire, chiamò a sé il suo servo fedele, durante il viaggio che questo santo confessore della fede proseguiva, carico di catene per la gloria di Cristo.
Responsorio 2 Tm 2, 910; Sal 26, 1
R. A causa del Vangelo io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata! * Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti.
V. Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?
R. Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti.
Oppure
Elogio del beato Ghebre Michael (dal Decreto di Beatificazione del Servo di Dio Ghebre Michael, 3 ottobre 1926, AAS 19 [1926], pp. 407411).
Forte nella fede fino al martirio
Tra le persone, notabili per nascita e per dottrina, che san Giustino De Iacobis, Prefetto Apostolico in Abissinia nel secolo XIX, accolse nella Chiesa Cattolica, occupa il primo posto il beato Ghebre Michael, nato nel 1791 nel villaggio di Dibo, sul Nilo, che ebbe dai genitori il nome di Michael e la fede cristiana, anche se non pienamente conforme a quella della Chiesa Cattolica.
Dotato di forte ingegno, frequentò le scuole dei dottori abissini ed in breve apprese, secondo l’uso della regione, la grammatica, l’arte poetica, il salterio e le sante Scritture. Inoltre, spinto dall’amore per la scienza e quasi guidato da misterioso istinto per le virtù, abbracciò la vita monastica, elevando così più facilmente lo spirito alla contemplazione della verità mediante la pratica della castità. Per approfondire la sua scienza, visitò i più celebri monasteri e fece rapidi progressi nelle scienze teologiche, acquistandosi, ancora nel fiore dell’età, fama di grande dottrina, sino ad essere giudicato degno di esercitare in pubblico il magistero.
Constatando che in Abissinia esistevano tre scuole che professavano dottrine tra loro opposte circa la divinità di Cristo, sentì crescere il desiderio di conoscere la verità. Fu allora che incontrò i veri maestri. Messosi in cammino per compiere un pellegrinaggio ai luoghi santi della Palestina, conobbe ad Adua san Giustino De Iacobis. Questi, colpito dall’ingegno penetrante del beato Ghebre Michael e dalla sua solida dottrina e naturale inclinazione alla virtù e alla pietà, strinse con lui amicizia e colse varie occasioni per discutere con lui sulle verità della dottrina cattolica, sino a sciogliere in lui dubbi e ansietà. Ritornato in patria dopo un viaggio a Roma e in Terra Santa, il Beato veniva accolto nella Chiesa cattolica. Aveva cinquant’anni quando, con animo lieto e forte, aderì a quelle verità che aveva a lungo cercato. Era consapevole del rigetto che avrebbe incontrato, soprattutto nell’ambiente monastico, e prevedeva i pericoli che avrebbe dovuto affrontare. Ciò nonostante, fermo nei suoi propositi e sostenuto da san Giustino De Iacobis, prese ad insegnare la dottrina cattolica nelle scuole della Prefettura Apostolica.
Quando il vescovo copto non cattolico Salama venne a sapere della conversione del beato Ghebre Michael, lo fece arrestare e gettare in carcere, perché non aveva voluto aderire alla formula di fede professata da lui. Liberato dopo tre mesi, ritornò dal Prefetto Apostolico che, ammirato della sua fede, lo giudicò degno di ricevere il sacerdozio: fu il primo presbitero da lui ordinato.
Accolto come Postulante nella Congregazione della Missione, andò a Gondar per far conoscere la dottrina cattolica soprattutto ai dottori, ai nobili e ai ministri del re. Quando l’impero abissino fu preso da Teodoro, questi, nemico acerrimo dei cattolici, prese a perseguitare apertamente i ministri della Chiesa cattolica. I missionari europei furono espulsi dall’Abissinia; il beato Ghebre Michael fu nuovamente messo in carcere, dove per più mesi fu stretto in ceppi e duramente provato dalla fame e dallo squallore dell’ambiente.
Il vescovo Salama tentò più volte di distogliere il Beato dalla professione della fede cattolica, ma questi si mostrò disposto a subire i più aspri tormenti, piuttosto che abbandonare la fede. Anzi fu di sostegno, con la parola e con l’esempio, ai compagni di prigionia.
Condotto al tribunale dell’imperatore Teodoro, mostrandosi perseverante nella professione della fede, fu flagellato in modo inumano, mentre egli aveva la forza di deridere i suoi carnefici. Fu alla fine condannato a morte, ma la sentenza fu commutata in carcere a vita per l’intervento del console inglese.
Carico di catene fu poi obbligato a seguire a piedi gli spostamenti dell’esercito dell’imperatore. Ma nel duro cammino, trascinato a viva forza in mezzo agli schiavi, estenuato dalla fame e dalla sete, esausto per una grave forma di dissenteria, dopo tredici mesi di crudeli tormenti, morì all’età di sessantaquattro anni, raggiungendo così la palma del martirio, che aveva ardentemente sospirato.
Responsorio 2 Tm 4, 78; Fil 3, 810
R. Ho combattuto la buona battaglia, sono giunto al traguardo, ho conservato la fede: * ora è pronta per me la corona di giustizia.
V. Tutto ho stimato una perdita, pur di conoscere Cristo e partecipare alle sue sofferenze, conforme a lui nella morte:
R. ora è pronta per me la corona di giustizia.
Lodi mattutine
Inno
O Dio, dei santi martiri
eredità e corona,
benedici il tuo popolo.
Nel nome del beato Ghebre Michael
perdona i nostri debiti,
rinnova i nostri cuori.
Testimone di Cristo,
confermò col suo sangue
l’annunzio della fede.
Amico del Signore,
egli giunse alla gloria
per la via della croce.
La luce del tuo martire
ci guidi nel cammino
verso la mèta eterna.
Sia onore e gloria al Padre,
al Figlio e al Santo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen.
Lettura breve 2 Cor 1, 35
Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.
Responsorio breve
R. Mia forza, * mio canto è il Signore.
Mia forza, mio canto è il Signore.
V. È lui la mia salvezza:
mio canto è il Signore.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Mia forza, mio canto è il Signore.
Ant. Ben. Nella dura lotta
il Signore gli diede vittoria,
perché più potente di tutto è il suo amore.
Invocazioni
Il Signore Gesù ha chiamato il beato Ghebre Michael alla comunione della Chiesa Cattolica, e lo ha sostenuto con il suo Spirito nella testimonianza della fede. Chiediamo di essere anche noi testimoni fedeli della verità evangelica davanti al mondo:
Conservaci, Signore, nella verità.
Cristo Gesù, luce del Padre, che hai illuminato il mondo con la gloria della tua risurrezione,
— guidaci in questo giorno nella luce della fede.
Donaci di accogliere in modo vivo e profondo il mistero della tua Chiesa,
— perché diventi per noi tutti sacramento universale di salvezza.
Perdonaci le colpe commesse contro l’unità della tua famiglia,
— forma in tutti noi un cuor solo e un’anima sola.
Ricordati di quanti sono immersi nelle tenebre dell’errore,
— apri i loro occhi alla luce della fede, perché riconoscano il Padre che ti ha inviato come luce delle genti.
Padre nostro.
Orazione
O Dio, nella tua bontà hai portato il beato Ghebre Michael a riconoscere ed abbracciare la vera fede, e lo hai mirabilmente sostenuto nel testimoniarla: per i suoi meriti e le sue preghiere fa’ che tutte le genti riconoscano te solo come vero Dio e colui che hai inviato, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è Dio e vive e regna.
Vespri
Inno
Re immortale e glorioso,
che accogli nella luce
i tuoi servi fedeli,
esaudisci il tuo popolo,
che canta le tue lodi
nel ricordo dei martiri.
La forza del tuo Spirito
ci guidi alla vittoria
sul male e sulla morte.
Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.
Lettura breve 1 Pt 4, 1314
Carissimi, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria, che è Spirito di Dio, riposa su di voi.
Responsorio breve
R. O Dio, ci hai messo alla prova * e ci hai dato sollievo.
O Dio, ci hai messo alla prova e ci hai dato sollievo.
V. Ci hai saggiati nel fuoco, come l’argento,
e ci hai dato sollievo.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
O Dio, ci hai messo alla prova e ci hai dato sollievo.
Ant. Magn. Nella vita amò Cristo,
nel martirio seguì il suo esempio,
ora con lui regna senza fine.
Intercessioni
Il Cristo vuole che tutti gli uomini credano in lui e siano salvi. Preghiamo perché si compia il disegno della sua misericordia:
Raccogli in unità il tuo popolo, Signore.
Signore Gesù, ti preghiamo per la santa Chiesa Cattolica,
— santificala nella verità, perché diffonda il tuo regno fra le genti.
Sii per tutti sorgente di riconciliazione e di pace,
— i cristiani si uniscano in comunione di fede e di carità.
Hai trasformato i pescatori di Galilea in apostoli del tuo regno,
— manda operai nella tua Chiesa a continuare l’opera della salvezza.
Guarda quanti soffrono a causa dell’oppressione, della miseria, della fame,
— dà a tutti conforto e aiuto nella nostra carità.
Concedi ai nostri defunti la gloria della risurrezione,
— rendi anche noi partecipi della loro beatitudine.
Padre nostro.
Orazione
O Dio, nella tua bontà hai portato il beato Ghebre Michael a riconoscere ed abbracciare la vera fede, e lo hai mirabilmente sostenuto nel testimoniarla: per i suoi meriti e le sue preghiere fa’ che tutte le genti riconoscano te solo come vero Dio e colui che hai inviato, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è Dio e vive e regna.