Settimana del salterio

sabato
23 Settembre, 2023

2 settembre

BEATI LUIGI GIUSEPPE FRANÇOIS E COMPAGNI

SACERDOTI E MARTIRI

Memoria obbligatoria in Francia

Oggi si venerano i seguenti confratelli, martiri al tempo della rivoluzione francese:

— Luigi Giuseppe François nato a Busigny il 3 febbraio 1751; ordinato sacerdote nel 1773, svolse un’intensa attività parrocchiale; fu ucciso nel seminario parigino di S. Firmino (ex BonsEnfants) insieme a G.E. Gruyer; con quest’ultimo venne beatificato il 17 otto­bre 1926;

— Gian Enrico Gruyer, nato a Dôle, il 13 giugno 1734; ordinato sacerdote a St.Cloud e incaricato principalmente della formazione dei seminaristi, fu ucciso anche lui nel seminario di S. Firmino, il 3 settembre 1792, per essersi ri­fiutato di prestare il giuramento civile;

— Giovanni Carlo Caron, nato il 31 dicembre 1730, entrato in Congregazione il 9 ottobre 1750, nella quale emise i voti il 10 ottobre 1752, nel 1781 era andato come parroco a Collegien, allora diocesi di Parigi, oggi di Meaux.

— Nicola Colin, nato il 12 dicembre 1730, entrato in Congregazione il 9 ottobre 1747, nella quale emise i voti il 21 maggio 1749, nel 1771 era andato come parroco a Genevrières, in diocesi di Langres.

— Pier Renato Rogue, nato a Vannes l’11 giugno 1758; ordinato sacerdote il 21 settembre 1782; impegnato nell’insegnamento in seminario e nel ministero parrocchiale, nonostante i pericoli della rivoluzione; fu ghigliottinato nella sua stessa città il 3 marzo 1796. Fu beatificato il 10 maggio 1934.

Dal Proprio del Tempo con salmodia del giorno dal salterio, eccetto quanto segue.

Invitatorio

Ant. Venite, adoriamo il re dei martiri Cristo Signore

Salmo invitatorio come nell’Ordinario (pp. 301302).

Ufficio delle letture

Inno

Gerusalemme nuova,

immagine di pace,

costruita per sempre

nell’amore del Padre.

Tu discendi dal cielo

come vergine sposa,

per congiungerti a Cristo

nelle nozze eterne.

Dentro le tue mura,

risplendenti di luce,

si radunano in festa

gli amici del Signore:

pietre vive e preziose,

scolpite dallo Spirito

con la croce e il martirio

per la città dei santi.

Sia onore al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo,

al Dio trino ed unico

nei secoli sia gloria. Amen

Seconda lettura

Dalle Conferenze spirituali di san Vincenzo de’ Paoli, sacerdote (Opere, Conferenze ai Preti della Missione, Roma 2008, SVit X, 449; 458459).

Cercate prima di tutto il regno di Dio.

È detto di cercare il regno di Dio. Dire cercarlo, è solo una parola, ma mi sembra racchiuda molte cose. Ci indica di tendere sempre a ciò che ci viene raccomandato; ad affaticarci continuamente per il regno di Dio, evitando di rimanere in uno stato di inerzia e d’indolenza; a porre cura e attenzione alla propria vita interiore per ben regolarla invece che alle cose esteriori in cui ricercare il proprio godimento.

Cercate, cercate, significa aver cura, significa azione. Cer­cate Dio in voi, perché sant’Agostino confessa che, finché lo cercò fuori di sé, non lo trovò. Cercatelo nell’inte­rio­rità della vostra anima, dove egli pone la sua gradita dimora. È su questo fondamento che coloro che lo seguono procurano di mettere in pratica tutte le virtù e stabilirsi in esse. La vita interiore è necessaria e ad essa devono convergere tutti i nostri sforzi: se si manca in questo, viene meno tutto.

Cerchiamo, fratelli, di diventare uomini di vita interiore, facendo sì che Gesù Cristo regni in noi. Cerchiamo, non rista­gniamo in uno stato di svogliatezza o di dissipazione, con sentimenti profani e mondani, che ci portano ad occuparci di cose che cadono sotto i nostri sensi, trascurando il Creatore che le ha fatte, senza fare orazione per poterci svincolare dai beni della terra e senza cercare il sommo Bene. Cerchiamo, dunque, fratelli. E che cosa? Cerchiamo la glo­ria di Dio, cerchiamo il regno di Gesù Cristo. Nella regola è detto ancora che ognuno preferirà le cose spirituali al­le temporali, l’anima al corpo, Dio al mondo e, infine, sceglierà la penuria, il disonore, i tormenti e la morte stessa, piuttosto che esser separato da Gesù Cristo. Trovandosi nel­l’occasione di scegliere tra una cosa spirituale o una temporale, bisogna preferire la prima e lasciare l’altra: è quanto Dio ci chiede.

Occupandoci dei suoi interessi piuttosto che dei nostri, preferendo la vita dell’anima a quella del corpo, sì, la vita del­l’anima a quella del corpo, è farlo regnare in noi. Ecco, se si presenta un’occasione agli ammalati di offrire a Dio qualche cosa nelle loro infermità, devono farlo. Fratelli, preferire l’anima al corpo, preferendo l’onore di Dio a quello del mondo, è proprio del regno di Dio. Trangugiamo il ca­lice amaro, scegliamo la confusione, persuasi che ciò si volgerà a nostro beneficio. Infine, è necessario risolversi con l’apostolo a scegliere i tormenti e la morte stessa, piuttosto che venire separati dalla carità di Dio. Può darsi che ci venga chiesto di rinnegare Gesù Cristo oppure di soffrire la prigione, la tortura, il fuoco, il martirio: benedette occasioni che ci procurate il modo di far regnare da sovrano il Figlio di Dio!

Diamoci a Lui, fratelli, vi supplico per il suo santo nome, affinché ci faccia la grazia di preferire i patimenti e la morte stessa al pericolo di perdere il suo amore. Facciamone subito il proposito, in questo stesso momento. Sì, mio Dio, sì, fratelli, se si offre l’occasione di perdere l’onore, i piaceri e la vita, perché Gesù Cristo sia conosciuto e servito, vivendo e regnando dappertutto, eccoci preparati, eccoci pronti, per sua misericordia. Facciamogli dunque in anticipo questa offerta, benché sia contraria alla natura. Abbiamo fiducia in Dio: al­l’oc­correnza ci fortificherà. “Vi manderò come agnel­li in mez­zo ai lupi”, diceva Nostro Signore ai suoi apostoli. Non voleva che neppure pensassero alle risposte che avrebbero do­vuto dare ai prìncipi e ai tiranni, “perché, diceva, allora vi sarà suggerito quello che dovrete dire”. Non dubitate affatto: in simili circostanze Egli sarà con voi per suggerirvi le parole da dire o aiutarvi a soffrire da perfetti cristiani. Lasciamolo fare, non avendo altro di mira che il suo amabile ed unico volere.

Responsorio        2 Cor 6, 45; Gdt 8, 23

R.  In ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, * nel bisogno, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni,

V.  Tutti quelli che sono graditi al Signore, gli rimangono fedeli,

R.  nel bisogno, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni.

Oppure

Dalle Conferenze spirituali di san Vincenzo de’ Paoli, sacerdote (Opere, Conferenze ai Preti della Missione, Roma 2008, SVit X, 574; 576; 578582).

Le cinque virtù, anima della Congregazione

“Sebbene siamo tenuti a praticare, per quanto è possibile, tutte le massime evangeliche di cui abbiamo trattato, in quanto molto sante e utili, tuttavia alcune di esse si addicono più specificamente a noi: quelle appunto che ci raccomandano in modo particolare la pratica della semplicità, del­l’umiltà, della mansuetudine, della mortificazione e dello zelo per le anime. La Congregazione pertanto avrà somma cura di coltivarle, in modo che queste cinque virtù siano come le facoltà dell’anima di tutta la Congregazione e le azioni di ciascuno ne siano sempre animate” (Regole comuni, cap. II, 14).

Ho sempre creduto e pensato che siano la semplicità, l’umil­tà, la mansuetudine, la mortificazione e lo zelo. La semplicità consiste nel fare tutto per amor di Dio, e non mirare ad altro, in tutte le proprie azioni, se non alla sua gloria.

La seconda massima evangelica è l’umiltà. Per essere graditi a Dio, non basta essere semplici, è necessario essere anche umili. L’umiltà consiste nel riconoscere il proprio niente davanti a Dio, distruggendo l’amor proprio e facendo spazio a Dio nel proprio cuore; nel non cercare la stima e la buona reputazione degli uomini; e nel contrastare assiduamente i moti di vanità. L’umiltà è condizione veramente necessaria per la Missione. Se non possediamo l’umiltà abbiamo motivo di temere che ci manchi lo spirito del vero mis­sionario.

La terza massima evangelica è la mitezza. Essa ha a che fare con l’interno e con l’esterno della comunità: mitezza tra di noi e mitezza nel sopportare il prossimo. C’è la povera gente che viene a confessarsi, tanto rozza, tanto ignorante, tanto ottusa, per non dire, tanto bestia! Che cosa otterrà una persona che non sappia sopportare pazientemente la loro rustichezza? Nulla. Anzi, maltratterà quei poveretti che si disgusteranno e non si faranno più vedere per imparare le cose che sono necessarie alla salvezza eterna. Ci vuole pazienza, dunque.

La prima di queste virtù si riferisce a Dio, la seconda a noi stessi e la terza al prossimo. Ma il mezzo per acquistare queste virtù è la mortificazione, la quale estirpa tutto ciò che potrebbe impedirci di acquistarle. Ed infatti, se non siamo animati dallo spirito di mortificazione, come vivremo insieme? Non ci sarà sempre da ridire? Non c’è sempre qualcosa che ci urta nelle diverse circostanze in cui ci troviamo? Senza la mortificazione ci si troverà in un continuo puntiglio. Questa virtù è tanto necessaria, che non potremo vivere, lo ripeto, non potremo vivere gli uni accanto agli altri, se i nostri sensi interni ed esterni non sono mortificati; e non solo è necessaria tra noi, ma anche in mezzo al popolo, dove c’è tanto da patire.

Lo zelo è la quinta massima evangelica. Essa consiste nel puro desiderio di rendersi graditi a Dio e utili al prossimo: zelo per estendere il regno di Dio sulla terra e zelo per procurare la salute del prossimo. C’è qualcosa di più perfetto al mondo? Se l’amor di Dio è un fuoco, lo zelo ne è la fiamma; se l’amore è un sole, lo zelo ne è un raggio. Lo zelo è quanto di più puro c’è nell’amor di Dio. Ora, fratelli, come avremo lo spirito di semplicità, di umiltà e di mitezza, se non abbiamo la mortificazione che ci fa trovare tutto buono? E come avremo la mortificazione senza lo zelo, che ci fa passare sopra ad ogni difficoltà, non solo in forza di ragionamenti, ma con la forza della grazia, che ci fa provare persino piacere nel soffrire, sì piacere?

O Signore, quanto è bello questo spirito e quanto la Missione ti sarà gradita se sarà sempre animata dalla semplicità, umiltà, mansuetudine, mortificazione e zelo! Signore, come giudichi i beati se non da questo? Ah! La semplicità, che non ha altro sguardo se non quello di Dio; che esclude tutto quello che non è Dio e che non fa mostra di sé! La regola dice che tutte le nostre azioni devono essere pervase da queste virtù. Lo spirito della Missione è uno spirito di semplicità, di umiltà, di mansuetudine, di mortificazione e di zelo. È necessario che queste cinque virtù siano come le facoltà dell’anima di tutta la Congregazione.

È necessario che come l’anima con l’intelletto conosce, con la volontà vuole e con la memoria ricorda, così un missionario non operi se non per mezzo di tali virtù. La bontà della Missione verrà giudicata dalla semplicità, dall’umiltà, e dalle altre virtù. Questo, fratelli, è il criterio di giudizio, a questo dobbiamo affezionarci e con questo criterio regolarci quando dobbiamo fare qualche cosa; e, per dirlo in una parola, tutto quello che Dio esige da noi nelle massime evangeliche è racchiuso in queste cinque virtù.

Cerchiamo, ognuno per sé, di raccoglierci in queste cinque virtù come le chiocciole si raccolgono nel loro guscio, e facciamo in modo che tutte le nostre azioni le lascino trasparire. Sarà un vero missionario chi farà così. Se farà diversamente, non lo sarà, come me miserabile, che altro non sono che polvere e sozzura.  O Salvatore, Signore mio Dio, che hai portato dal cielo in terra questa dottrina, l’hai raccomandata agli uomini e insegnata agli apostoli, ai quali dicesti che essa è la base del cristianesimo e tutto il resto è fondato sulla sabbia, riempici di questo spirito. Signore mio Dio, che hai contrassegnato la nostra piccola Compagnia con questo spirito, spirito tanto necessario perché possa corrispondere alla sua vocazione, per quanto dipende da noi bruciamo dal desiderio di possederlo. Disponi dunque i nostri cuori per riceverlo.

Responsorio        Fil 2, 2. 3. 4; 1 Ts 5, 1415

R.  Abbiate in voi la carità di Cristo, con umiltà, considerate gli altri superiori a voi stessi, * non cercate il vostro interesse, ma quello dei fratelli.

V.  Sostenete i deboli, siate pazienti con tutti, cercate sempre il bene tra voi e con gli altri;

R.  non cercate il vostro interesse, ma quello dei fratelli.

Lodi mattutine

Inno

Gerusalemme nuova,

immagine di pace,

costruita per sempre

nell’amore del Padre.

Tu discendi dal cielo

come vergine sposa,

per congiungerti a Cristo

nelle nozze eterne.

Dentro le tue mura,

risplendenti di luce,

si radunano in festa

gli amici del Signore:

pietre vive e preziose,

scolpite dallo Spirito

con la croce e il martirio

per la città dei santi.

Sia onore al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo,

al Dio trino ed unico

nei secoli sia gloria. Amen

Lettura breve        2 Cor 1, 35

Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.

Responsorio breve

R.  I martiri santi * vivono in eterno.

I martiri santi vivono in eterno.

V.  La loro ricompensa è il Signore:

vivono in eterno.

  Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

I martiri santi vivono in eterno.

Ant. al Ben. Testimoni fedeli di Cristo Signore,

resistettero uniti nell’amore fraterno,

nell’unico spirito e nella stessa fede.

Invocazioni

Nella comune preghiera, chiediamo a Cristo, corona dei martiri, di proteggere e custodire nella fedeltà la famiglia vincenziana, come ha sostenuto i nostri martiri nella testimonianza di fedeltà alla Chiesa:

Signore, santo e fedele, ascoltaci.

Luce eterna, che sorgi all’orizzonte del mondo per di­sperdere le nostre tenebre,

—        risveglia in noi la fede, la speranza, la carità.

Sole che sorgi dall’alto, donaci una giornata prospera e serena,

—        fa’ che viviamo alla luce della tua presenza.

Salvatore del mondo, che hai percorso la via della passione e della croce,

        donaci di comunicare alla tua morte redentrice per condividere la gloria della tua risurrezione.

Fonte della carità, donaci di costruire giorno per giorno le nostre comunità nella fiducia e nella comune volontà di conversione,

        perché nella semplicità e nella carità progrediamo insieme verso di te.

Padre nostro.

Orazione

O Dio, con l’amore per la tua Chiesa, hai legato a te i beati Luigi Giuseppe François e Compagni arricchendoli di forza invincibile nel difenderne la libertà: fa’ che, mentre celebriamo con gioia il ricordo del loro martirio, impariamo ad amare la Chiesa come nostra madre e a proclamare con evangelica fermezza la tua parola di verità e di giustizia. Per il nostro Signore.

Vespri

Inno

Re immortale e glorioso,

che accogli nella luce

i tuoi servi fedeli,

esaudisci il tuo popolo,

che canta le tue lodi

nel ricordo dei martiri.

La forza del tuo Spirito

ci guidi alla vittoria

sul male e sulla morte.

Sia onore al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo

nei secoli dei secoli. Amen.

Lettura breve        1 Pt 4, 1314

Carissimi, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria, che è Spirito di Dio, riposa su di voi.

Responsorio breve

R.  Siate lieti nel Signore; * esultate, o giusti.

Siate lieti nel Signore; esultate, o giusti.

V.  Fedeli di Dio, gridate di gioia;

esultate, o giusti.

  Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Siate lieti nel Signore; esultate, o giusti.

Ant. al Magn. Fedeli fino al sangue per il nome di Cristo,

hanno testimoniato la libertà del Vangelo;

nel coro dei martiri magnificano il Signore nei cieli.

Intercessioni

Nel ricordo dei nostri martiri, chiediamo a Cristo la partecipazione al frutto della sua salvezza. Per il mondo, per la Chiesa, per la famiglia vincenziana, preghiamo:

Sostieni, Signore, il nostro servizio.

Signore, che hai promesso di essere con la tua Chiesa sino alla fine dei tempi,

        rendila costante nell’annuncio della parola e forte nella difesa della libertà dell’uomo.

Gesù Salvatore, fa’ che completiamo ciò che manca alla tua passione,

        per condividere la gloria della tua risurrezione.

Suscita autentici messaggeri della tua parola,

        il tuo Vangelo sia annunziato sino ai confini della terra.

Rivolgi il tuo sguardo di bontà ai malati e ai sofferenti che hai associato alla tua croce,

        sentano il conforto della tua presenza.

Trasfigura i corpi dei nostri defunti a immagine del tuo corpo glorioso,

        ammetti anche noi un giorno nella Gerusalemme del cielo.

Padre nostro.

Orazione

O Dio, con l’amore per la tua Chiesa, hai legato a te i beati Luigi Giuseppe François e Compagni, arricchendoli di forza invincibile nel difenderne la libertà: fa’ che, mentre celebriamo con gioia il ricordo del loro martirio, impariamo ad amare la Chiesa come nostra madre e a proclamare con evangelica fermezza la tua parola di verità e di giustizia. Per il nostro Signore.

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